José Mourinho ha rilasciato un’intervista esclusiva al “Corriere dello Sport”. L’allenatore della Roma ha parlato del suo rapporto con i Friedkin e Pinto, quello con i tifosi, le sue idee sul mercato. Lo Special One, inoltre, ha raccontato cosa è successo davvero nella notte di Budapest.
“Firmai per la Roma perché quando incontrai i Friedkin mi piacque molto il loro modo di parlare. Quelle parole mi toccarono nel profondo, di questo avevo bisogno. “Pensiamo che tu sia la persona giusta per aiutarci a rendere la Roma un club più grande”, aggiunsero. Trasmisero il loro entusiasmo, mi piacque la prospettiva di un progetto diverso, tre anni di contratto, una crescita progressiva, qualcosa che in precedenza non avevo mai preso in considerazione” .“E’ la mia seconda vita. Mai pensato di andar via”. Così il tecnico della Roma, Josè Mourinho, in un’intervista concessa al quotidiano sportivo. “In estate ho ricevuto due offerte dall’Arabia, dall’Al-Hilal e dall’Al-Ahli. Ci ho pensato e prima di andare all’incontro ho informato la proprietà, chiarendo che non avevo intenzione di accettare. A casa ho detto esattamente la stessa cosa. Per un lato mi sentivo prigioniero della parola data ai giocatori a Budapest e ai tifosi dopo lo Spezia, mimando la permanenza. Ma se mi chiedi se non ho accettato soltanto per questo motivo, rispondo di no, non solo per questo”, ha detto l’allenatore portoghese, chiarendo che il suo non è stato però un “no” definitivo. “No, non lo è. In passato rifiutai la proposta più incredibile che un allenatore abbia mai ricevuto, quando la Cina mi offrì la panchina della Nazionale e di un club nel quale avrebbero giocato tutti i nazionali. Una proposta economica indecente, fuori dal mondo e da tutti i parametri”, ha precisato Mourinho.
Il portoghese si sofferma ancora sulla notte di Budapest: «Budapest, da un punto di vista umano, è stata una delle più belle esperienze della mia carriera, perché ho visto di tutto, cose bellissime, ho visto una processione di romanismo, ho visto gente che sicuramente non ha mangiato bene per qualche settimana pur di essere presente, ho visto un gruppo di giocatori solido, la gente che lavora vicino a noi a Trigoria, con una passione incredibile. Ho visto gente che inseguiva un sogno assolutamente fantastico e ha vissuto la tristezza della sconfitta. Bobby Robson mi ripeteva spesso che nel momento della tristezza devi pensare alla gioia di chi ha vinto. Ho seguito suo consiglio, ho voluto stare vicino alla nostra gente e abbiamo rispettato la gioia dei tifosi del Siviglia, abbiamo salutato i nostri colleghi spagnoli, ci siamo comportati, dentro al campo, con una correttezza e un’umiltà eccezionali».
“In Italia mi sono sentito aggredito, hanno violato la mia libertà di uomo, la mia libertà di uomo di calcio, la mia libertà non di grande allenatore, perché in queste situazioni non ci sono grandi o piccoli allenatori, siamo tutti uomini. Qui non mi sento più a mio agio. Ho paura di ricevere altre squalifiche, ho paura di dover tornare a sentire tutto quello che ho ascoltato o letto in questi due anni”, ha aggiunto il tecnico della Roma. Infine, chiusura sulla finale di Budapest, sulle polemiche seguenti e sulla squalifica ricevuta dalla Uefa. “La cosa più triste è stata non essere appoggiato dalla società in una situazione del genere. Sconterò le 4 partite di stop, non riesco a guardare l’Uefa in modo negativo: saranno quattro partite in cui mi sentirò un tifoso della Roma”, ha concluso Mourinho. Al momento l’allenatore giallorosso vive “day by day”.«La mia felicità. Qualche giorno fa commentavo col tavolo dei miei a Trigoria una delle prime cose che il Papa ha detto a Lisbona. “Dovete ridere, dovete scherzare, pensare positivo, dovete coltivare il sanse of humour”. Il mio tavolo ha tutto questo».