Si è chiusa oggi a Saint Vincent l’annuale Convention della Democrazia Cristiana voluta da Gianfranco Rotondi, già eletto nelle file di FdI e alla guida del movimento politico “Verde è popolare”.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha inviato un lungo messaggio scritto: “Abbiamo sulle nostre spalle una responsabilità storica: consolidare la democrazia dell’alternanza e accompagnare finalmente l’Italia, con la riforma costituzionale che questo Governo intende portare avanti, nella Terza Repubblica“.
“La fine della Prima Repubblica ha decretato anche la fine della Dc come partito. Un passaggio storico, che ha chiuso una fase storica irripetibile e ha chiesto ad un intero blocco sociale, in una seppur imperfetta democrazia dell’alternanza, di decidere da che parte schierarsi. La nascita del centrodestra come nuovo blocco alternativo alla sinistra ha rappresentato la risposta che milioni di italiani chiedevano e aspettavano. Quella risposta è stata una risposta vincente”.
“In questi decenni – ha rivendicato la leader di Fratelli d’Italia – il centrodestra è cresciuto, si è strutturato, ha trascorso anche momenti difficili ma ha sempre saputo far dialogare al suo interno tutte le sue identità, non rinunciando a sperimentare nuove esigenze e nuove forme. Oggi il centrodestra aspira ad essere la sintesi di tutte le idee maturate nell’alveo della tradizione conservatrice e cristianoliberale. È un centrodestra moderno e dinamico, che fa tesoro delle diversità ed è capace di governare con realismo, concretezza e competenza, portando avanti un programma chiaro e basato su un approccio valoriale”.”Ed i valori della famiglia, della Patria, della libera impresa, della sussidiarietà e dell’appartenenza all’Occidente sono valori che affondano le radici in una storia che, da sempre, ci vedono alternativi e profondamente distanti dalla sinistra. Anche per questo sono convinta che chi viene dalla tradizione dei democratici cristiani non possa non stare saldamente nel centrodestra”, ha concluso Meloni.
Alla convention hanno preso la parola anche Gianfranco Rotondi, Lorenzo Cesa e Ettore Rosato.
Rotondi ha annunciato l’intenzione di ripristinare il nome originale dell’associazione, nata nel 2004, “Democrazia Cristiana” e che da oggi, comunicano, tornerà “con il nome e il simbolo che lo stesso Rotondi portò nel centrodestra berlusconiano e che oggi è in alleanza con Giorgia Meloni”.
Ma la querelle legata al nome e al simbolo del partito è lecito pensare che non finirà con la convention: le diverse anime eredi della vecchia Dc, sciolta ormai nel 1992, se ne contendono lascito e logo. “Tutta questa attività fatta da Rotondi non ha nulla a che vedere con la Dc – ha affermato l’avvocato Antonio Cirillo – il senatore è stato eletto con altri partiti e non ha titolo per affermare di rappresentare o di essere l’erede della Democrazia Cristiana. Esiste una sentenza della Cassazione a sezioni riunite per la quale tutti gli atti compiuti dal 1994 a 2010 non hanno validità. Oggi esiste già una Dc, rappresentata da me”.
All’invito di Rotondi alla collaborazione e all’auspicio di una “futura riunificazione”, Cirillo ha negato ogni possibilità che questo possa avvenire. Il terzo attore della vicenda, Lorenzo Cesa, leader dell’Udc, che nel simbolo conserva il tradizionale scudo crociato, nel febbraio 2022 dava ragione a Rotondi sulla necessità di ricompattare l’area di centro: “È il momento di aggregare e di non disperdere quel patrimonio costituito dagli ideali fondanti della nostra democrazia, in cui la persona umana, i suoi bisogni e la sua dignità sono posti al centro del proprio agire politico”.